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martedì, luglio 11, 2006

Casalvecchio Siculo e la Basilica








Chiesa SS. Pietro e Paolo d' Agrò
Fuori dal centro abitato, nella contrada San Pietro, sulla sponda sinistra del Torrente Agrò, a 3 km da Casalvecchio Siculo, si staglia, maestosa, circondata da lussureggianti agrumeti, una Chiesa, testimonianza di una civiltà di molti secoli fa e simbolo di un’epoca che sapeva identificarsi nell’arte e nella cultura.E’ la Chiesa, monumento nazionale, dei SS. Pietro e Paolo d’Agrò, gioiello dell’architettura bizantina, araba e normanna, i cui stili riescono a fondersi e mettere in risalto, lungo i prospetti, un’estasiante policromia di pietre bianche arenarie e nere laviche.

Perla d’arte del comune casalvetino, oltre che decoro e vanto della collettività, che ne va molto fiera e ne fa un motivo di legittimo orgoglio, il Tempio è il monumento più importante dell’intera vallata ed è divenuto nel tempo l’elemento simbolo dei comuni della Valle d’Agrò. E’ un punto di riferimento per i turisti in cerca di spunti fotografici, per appassionati d’arte e di architettura, per studiosi ed uomini di cultura, che, in questa Chiesa trovano un capolavoro che “… per il suo pregio artistico viene considerata fra i più interessanti monumenti della Sicilia e, senza esagerazioni, del mondo” (parole pronunciate dal Prof. Pietro Lojacono, sovrintendente alle belle arti di Catania, nel 1960).

Sembra che il tempio sia stato realizzato intorno al 560 dai Frati Basiliani, ma venne totalmente distrutto dagli arabi alcuni secoli dopo. La conferma della data di riedificazione viene dal “Diploma di Donazione” con il quale Ruggero II nel 1116 ne dà concessione agli stessi frati. In questo documento si legge, infatti, che il Re, ritornando da Messina a Palermo, durante una sosta in Scala S. Alexi (l’attuale S. Alessio S.), fu avvicinato da un monaco venerabile, Abate Gerasimo, che chiese al giovane sovrano la facoltà e l’aiuto di riedificare il tempio. Ruggero II concesse ai frati basiliani il permesso di riedificare la Basilica nel luogo dove sorgeva già da vecchia data, essendo stata saccheggiata ed abbattuta durante l’invasione Araba. Fu fatta, quindi, ricostruire col Monastero basiliano adiacente nel 1117, grazie alla magnanimità del Re normanno.

In seguito ai danneggiamenti subiti durante il terremoto del 1169, che scosse l’intera Sicilia orientale, la Chiesa venne rinnovata nel 1172 dall’architetto francese Gherardo, che indubbiamente apportò nuovi ed esclusivi elementi stilistici ed architettonici. Lavori di restauro che, come giustamente osserva il Lojacono, sono realizzati su un organismo costruttivo, cioè su una struttura, già esistente, pertanto, il corpo principale della Chiesa sarebbe opera di un architetto rimasto ignoto, che ha saputo fondere in un perfetto connubio elementi di arte bizantina, araba e normanna.

Della datazione dell’ edificio, fa fede l’ epigrafe incisa sull’architrave del portale principale, dove si legge in greco antico: “ fu ricostruito questo tempio dei SS. Pietro e Paolo da Teostericto Abate di Taormina a proprie spese. Possa iddio ricordarlo nell’ anno 6680 (1172). Il capo mastro, Gherardo il Franco ”.

Vicino alla Chiesa vi era un grande monastero, dove presero alloggio i monaci si S. Basilio. Il monastero divenne, in breve tempo, non soltanto un centro di potere religioso ma anche giudiziario e politico (l’abate era membro del Parlamento Siciliano). In base al Diploma di Donazione con il quale Ruggero II assegnava dei beni al monastero basiliano, esso godeva di ogni esazione fiscale e possedeva vasti territori. Grazie al monastero , la vita fu fervida nella vallata dell’Agrò. Esisteva qui una ricca biblioteca ove i monaci basiliani studiavano ed insegnavano. I missionari si prodigarono a farlo divenire un centro di studi scientifici, artistici, umanistici e di sperimentazioni agricole. Per più secoli, proprio questo luogo , fu sede culturale fra le più importanti del messinese. Purtroppo, la parte più rilevante della biblioteca, costituita da preziosi codici manoscritti, miniati e libri antichissimi, furono portati via dagli spagnoli, dopo la repressione, a causa della fallita rivolta messinese contro la Spagna.

Alcuni manoscritti e pergamene si trovano oggi presso la Biblioteca Regionale Universitaria di Messina. Una parte delle opere custodite nella biblioteca costituito da preziosi codici manoscritti miniati del secolo XI e XII, precisamente in numero di 35, sono stati recentemente ritrovati in Spagna, presso il monastero di S. Lorenzo all’ Escuriale ed altri alla Biblioteca Apostolica Vaticana. Si tratta di una scoperta rilevante che testimonia l’importanza storica e culturale di questa già invidiabile opera architettonica.L’opera dei monaci venne a cessare verso il finire del 1794, quando i basiliani abbandonarono la vallata dell’Agrò resa, nel frattempo, malsana dal sopraggiungere di epidemie, trasferendosi a Messina nel convento dei PP. Domenicani di S. Girolamo (poi completamente distrutto nel terremoto del 1908). L’ampio convento, lasciato nei tempi all’ incuria, attualmente è interessato da un intervento di ristrutturazione ad opera della Sovrintendenza dei Beni Culturali di Messina, con l’intento di riportarlo all’antico splendore.

Il monumento dei SS. Pietro e Paolo, rappresenta uno dei monumenti siciliani più complessi: è infatti una sintesi di elementi di arte bizantina, araba e normanna con i muri, di arenaria, calcare, pietra lavica, tufo, cotto, pomice, in mattoni rossi, bianchi e neri che si rincorrono sulle pareti e nelle archeggiature delle facciate formando motivi decorativi semplici ed eleganti unici nel loro genere, che, trasferendosi anche all’interno, sottolineano la lineare essenzialità delle colonne monolitiche sormontate dai capitelli, che segnano le navate. Lungo la navata centrale si elevano due cupole: una più alta ed ondulata a spicchi, l’altra, nell’area del transetto, più bassa ed a pianta ottagonale. Quattro dovevano essere in origine le cupolette della Chiesa: due sulle torricelle del prospetto (oggi scomparse), una sopraelevata su un tamburo al centro della navata, sorretta da quattro colonne ed alta mt 17,22, ed una sul transetto, sorretta da due pilastri e da due semipilastri terminali, ed alta mt 15,10.

Il professore Stefano Bottari, uno dei più insigni storici del nostro secolo, così scrive tra l’altro “la bizzarra policromia, ottenuta per mezzo del mattone, della lava e della pietra bianca, adoperati per la costruzione ed intrecciati armoniosamente, acquista allo snello edificio una fisionomia veramente suggestiva e pittoresca … esso è a tre navate terminate da tribune semicircolari rivolte ad oriente. L’abside centrale è esternamente rettangolare. Nelle varie campate del suo tetto, nel senso, cioè, dell’asse della chiesa, si ammirano due cupolette con all’interno accenni di soffitti a stalattiti …” lo stesso rileva che “dal lato architettonico, dopo le grandi cattedrali, il monumento più complesso della Sicilia normanna è costituito dalla chiesa dei santi Pietro e Paolo d’Agrò e che essa si pone come l’esempio più significativo e perfetto di tutta la serie di costruzioni basiliane della nostra Sicilia”.

giovedì, luglio 06, 2006

Il lavoro purifica e nobilita l'uomo


Un giorno, un anziano signore mi disse: "Il lavoro purifica e nobilita l'uomo".
Avevo nove anni e ad essere sincero, non è che ne compresi il significato, ma decisi che dovevo trovarmi un'occupazione per l'estate.
In effetti, finita la scuola, per la mia prima esperienza lavorativa, mi trovai dietro il banco d'una merceria, a vendere collants, bottoni, tulle gommato e tutto quello che riguarda il mondo dei tessuti.
Da quella volta, nei periodi estivi, ho sempre lavorato, comprendendo due cose importanti:
- Lavorare a contatto con gli altri esseri umani, in modo dinamico, era quello che avrei voluto fare da adulto;
- Il vero valore del denaro, nella vita dell'uomo (appartengo ad una famiglia numerosa e non c'era certamante "la paghetta settimanale").
Nel lontano 1990, ancora 15enne, cominciai a familiarizzare con il mondo della comfort ambientale e più in particolare con il settore della refrigerazione e dei grandi impianti. Frequentavo l'istituto Tecnico industriale "Archimede" - Catania.

Ogni giorno, finite le lezioni scolastiche, trascorrevo i miei pomeriggi a studiare, presso l'agenzia di rappresentanza di mio fratello Mario.
Inizialmente, mi limitavo semplicemente a rispondere al telefono, ma i quesiti dei clienti necessitavano di risposte precise ed allora cominciai timidamente a muovere i primi passi, nel mondo dell' HVAC&R (riscaldamento, ventilazione, aria condizionata e refrigerazione).
Oggi l'esperienza maturata, non è sicuramente a livelli da esperto del settore, ma con un pizzico di presunzione, posso affermare che è sicuramente all'avanguardia, rispetto ad alcuni veterani.
Il "bagaglio", è stato implementato ed arricchito, grazie all'apporto dell'Istituto per la ricerca sulle energie alternative ed assimiliabili "Conphoebus" - Catania - dove ho conseguito diploma di "Assistente Tecnico Dell'Energy Manager".
Ho ampliato gli orizzonti nel campo delle energie alternative ed assimilabili (solare termico e fotovoltaico, eolico, biomasse, cogenerazione...), architettura bioclimatica, tariffazione elettrica, cenni di progettazione di sistemi di climatizzazione (stima dei carichi termici, generatori, distribuzione, regolazione e terminali d'impianto) ed illuminotecnica.
All'età di 23 anni, cominciai a fare il venditore esterno per una storica agenzia di commercio e da allora, iniziai a relazionarmi con gli interlocutori più svariati, dal "Presidentissimo" Dott. Toruccio Toscano al timido idraulico, dai vari Dirigenti e responsabili d'area, ai responsabili di logistica e spedizioni. Anche progettisti (Architetti, Ingegneri, periti industriali e geometri) e Direttori Lavori.
E' impressionante come ognuno di loro (assieme ai rispettivi temi degli approcci, alle proposte, alle scelte ed alle soluzioni) rappresenti una pagina indelebile, della mia vita.
Grazie a tutti loro, ho avuto e continuo ad avere opportunità di crescita.
Spero di continuare a mantenere saldi alcuni valori. In primis, l'umiltà e la capacità di saper ascoltare.
Oggi, all'età di quasi 32 anni, presumo d'aver capito, cosa vuol significare "Il lavoro purifica e nobilita l'uomo".

"A Sicilia e u sicilianu"

La Sicilia è una regione dell'Italia insulare (dall'ISTAT) di 5,1 milioni di abitanti, con capoluogo Palermo. Con i suoi 25.710 km2 di superficie è la regione più estesa d'Italia, nonché la più grande isola del Mar Mediterraneo.
La lingua ufficiale parlata in Sicilia è l'italiano anche se parte della popolazione locale parla anche la lingua siciliana, u Sicilianu (il Siciliano), parlato anche in Calabria e nel Salento (Puglia).
Questa regione complessa ed affascinante è visitata annualmente da milioni di turisti provenienti da ogni parte del mondo.
I suoi colori, i suoi sapori, gli aromi delle sue valli e i profumi che si irradiano dalle coste ventose hanno contribuito a perpetuare nei secoli il fascino di una terra talvolta dura ma ugualmente florida e ricca di possibilità. Per questa terra – per l'asprezza che contraddistingue chi vi vive e vi opera – è stato coniato un apposito termine, tramandato da uomini d'arte e di cultura: sicilianità. (fonte:http://it.wikipedia.org/wiki/Sicilia)

Il siciliano (nome nativo sicilianu) è una lingua parlata in Sicilia e nell'estremità meridionale dell'Italia (nel Salento e nella Calabria centro-meridionale) appartenente alla famiglia delle lingue romanze. Ethnologue descrive il siciliano come "abbastanza distinto dall'italiano standard tanto da poter essere considerato un idioma separato".
Il siciliano è correntemente parlato da circa 5 milioni di persone in
Sicilia, altrettante tra Puglia (nel Salento), Calabria (dove è madrelingua della popolazione centro-meridionale, tant'è che a volte viene indicata anche come lingua calabro-sicula) ed il resto d'Italia, oltre che da un numero imprecisato ma piuttosto elevato di persone emigrate o discendenti da emigrati delle aree geografiche dove il siciliano è madrelingua, in particolare quelle trasferitesi nel corso dei secoli passati negli USA, in Canada, in Australia, in Argentina, in Belgio e nella Francia meridionale. (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_siciliana)

Chi era...

Evarco (Catania, VIII secolo a.C.), detto anche Euarco, fu uno degli storici fondatori di Catania. Secondo il racconto di Tucidide, fu Tucle con il suo equipaggio di calcidesi a fondare la città etnea, ma successivamente i catanesi stessi considerarono Evarco come primo ecista, cioé vero fondatore e primo a scrivere una costituzione per la città.
Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Evarco"

To be on time